Si può chiamare “Finestra di Overton”, psicosi collettiva indotta, gioco cinico sulla paura di morire dei cittadini, strategia politica di controllo delle masse, ma il senso e le finalità sono le stesse: ci stanno preparando gradualmente e inesorabilmente ad accettare la guerra.

Le fasi mentali sono tutte studiate a tavolino come da prassi ormai nefasta e regola costante della storia passata e recente dei popoli e degli Stati (specialmente quelli a sovranità limitata come noi).

Si parte dalla individuazione e demonizzazione del nemico, dalla semplificazione mediatica degli schieramenti in campo, modello “guelfi-ghibellini”), dall’emarginazione sociale dei “diversi”, di quelli che non condividono, si procede poi, a una campagna di manipolazione dall’alto, incentrata su panel tv e titoli giornalistici apocalittici, ansiogeni, giornalisti asserviti, a busta paga delle lobby che contano, sul contributo di politici camerieri dei veri centri decisionali e di premier che stanno al potere per mera appartenenza internazionale (altro che consenso); si sfrutta un incidente di percorso “eterodiretto”, una provocazione clamorosa, un attentato cruento, uno sforamento di confini, una clamorosa fake news (come le armi di distruzione di massa per giustificare ad esempio, la guerra in Iraq), e si organizza in pompa magna l’intervento armato, la mobilitazione morale e salvifica dei “giusti” e dei “buoni”.

E anche per quanto riguarda l’evoluzione bellica c’è uno schema ben pianificato, che fa il paio con la “mostrualizzazione” del nemico: si parla, nel nostro caso, di difesa della libertà, dei valori occidentali, del futuro dei nostri figli, del pianeta, dello stile di vita da preservare, della sicurezza messa in pericolo, e si comincia con le danze macabre: prima, con gli aerei, magari di supporto logistico o da rifornimento, o da difesa (si pensi alla narrazione di D’Alema al tempo della guerra in Kosovo), nel nome ovviamente della “esportazione della democrazia” (che cela e ha celato interessi precisi e con cui abbiamo legittimato la guerra nei Balcani, in Libia, in Medioriente etc), poi con l’uso dei militari professionali e qualificati (le truppe scelte), infine, come da premessa, con la coscrizione obbligatoria, il servizio di leva generale che porterà in Ucraina i nostri giovani e quelli europei a morire per gli Usa e per Zelensky.

Tradotto dallo schema alla realtà: Macron che si dice pronto a tutto, il governo italiano che esclude la guerra fisica, non escludendo però, la difesa armata europea (è il medesimo concetto, sempre in omaggio alla Finestra di Overton); l’impero del bene in crisi (gli Usa) che cerca di recuperare l’egemonia planetaria, facendo da regista di una evidente “guerra per conto terzi”, in soldoni, usa Kiev contro la Russia fin dall’inizio delle ostilità.

E ancora: a Bruxelles non si fa altro che parlare di difesa armata e di conflitto. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha pubblicato in vista del Vertice Ue di questa settimana, un editoriale su diverse testate per sostenere che “se vogliamo la pace dobbiamo prepararci alla guerra”.

E ancora: dopo il tragico attentato a Mosca c’è stata un’ulteriore accelerazione.
Una comunicazione che non tiene conto che magari qualche mente ancora libera e lucida in casa nostra possa ricordare il non senso delle affermazioni oggi circolanti e i precedenti storici degli eventi in quella terra.
Putin ormai è diventato il capro espiatorio di ogni vulnus e proiezione occidentale.
Da un lato, è ritenuto malato, folle, debole, incapace di controllare l’ordine pubblico in patria, vincitore di elezioni truffa; dall’altro, al contrario, è dipinto come invincibile (sta prevalendo in Ucraina), come onnipotente e prossimo a conquistare l’intera Europa, come fece Hitler.

Logico quindi, che bisogna armarsi, difendersi, mobilitarsi contro il demonio.

Le frasi dette da Biden, da Zelensky, dalla Ue sono vangelo, mentre quelle dette da Mosca sono propaganda.
La verità è che noi occidentali siamo in mano a dei pazzi, a degli irresponsabili.
La guerra la vogliamo noi, e in primis, la vogliono gli americani, con la complicità dei sudditi europei. Speriamo solo che vinca Trump, così la follia si placherà.

Perché la vogliamo e la vogliono?
Semplice, la proprietà delle fonti energetiche, gli interessi militari ed economici, la geopolitica, le società che producono armi, e molto altro.

Nessuno ricorda, invece, che gli Usa hanno imbrogliato la Russia, sul nuovo ordine mondiale condiviso del dopo 1989, la caduta del muro, la fine della guerra fredda, trasformando la Nato in strumento di espansione verso Est e non di difesa (e qui ha avuto ragioni da vendere papa Francesco, quando si richiamò, subito silenziato dal mainstream, “all’abbaiare della Nato alle porte di Mosca”).

Nessuno ricorda che è stato Zelensky ad aprire la guerra in Donbass già nel 2015, violando gli accordi di Minsk circa l’autonomia delle regioni russofone.

Ergo, le ragioni dell’attuale guerra in Ucraina sono complesse e Zelensky non è quell’eroe-martire libertario, ma piuttosto una marionetta nelle mani di disegni molto più grandi di lui.

Il tema è che questa immensa fake (le ragioni reali della guerra), potrebbe portarci alla terza guerra mondiale.