Un tempo si diceva “invertiti” per definire gli omosessuali (parola offensiva e sgradevole). Adesso il mondo è cambiato, ma il termine resta in piedi. E noi lo possiamo usare per la sinistra.

Negli scontri, nella polemica politica con la destra (dal 25 settembre scorso, destra di governo), i politici e leader di opposizione (Pd-grillini-sinistra unita, verdi, centri sociali, Cobas, etc), più il mainstream giornalistico e intellettuale, sembrano venire da Marte. Disegnano, affermano, un mondo totalmente rovesciato che anche a volerlo decifrare, capire, diventa un’impresa estremamente ardua.

Un pensiero unico, dogmatico, “inattaccabile”, addirittura escatologico. Infatti, ciò che resta del comunismo, sconfitto dalla storia e come modello statuale mondiale, purtroppo domina ancora a livello culturale, negli schemi interpretativi della realtà, che vengono fatti passare per schemi oggettivi.

Il post-comunismo assume varie forme: laicismo, libertarismo, umanitarismo, radicalismo di massa, antifascismo mistico (specialmente ora con l’avvento della Schlein alla leadership del Pd), ma nella sostanza è un “cristianesimo senza Cristo”, una vera e propria religione laica, con sacerdoti, apostoli e fedeli.

Abbiamo detto in più occasioni che la vera distinzione antropologica tra le persone, i partiti, le idee, è tra chi pensa che “la terra sia un inferno”, e quindi, assume storicamente una postura punitiva, moralizzatrice, istintivamente schierato col salvatore della Patria di turno, col decisionismo puro, con l’uomo solo al comando; e chi pensa invece, che bisogna realizzare obbligatoriamente “il paradiso sulla terra”. E’ da qui che nascono le peggiori dittature (a cominciare dalle eresie). Dittature concepite e sviluppate nel nome del bene. E se l’umanità non asseconda certi postulati ideologici, va cambiata con la forza (l’uomo nuovo: ossessione del nazismo, del fascismo, del comunismo, ma anche di certo globalismo liberista, e oggi ambizione assoluta dello Stato etico sanitario e dello Stato etico green in arrivo).

Non è perseguendo i valori di “libertè-egalitè-fraternitè” che Robespierre ha ghigliottinato e fatto uccidere centinaia di migliaia di oppositori (i vandeani)?
Non è perseguendo i valori dell’eden comunista (la felicità è la società senza classi), che l’Urss ha massacrato milioni di persone?

Ma tornado alla sinistra “rovesciata”. Sta sempre dall’altra parte. Odia la patria, odia i “patrioti”, preferendo la parola “partigiani”. Una differenza non da poco, che denota la sua utopia e i suoi limiti.
Il patriota ama la sua terra, la terra dei padri, la sua storia, la sua identità. Il patriottismo è la prima forma di solidarietà nazionale. Il partigiano è un uomo di parte, pure quando combatte per princìpi giusti. L’appartenenza partigiana è l’origine genetica di ogni giacobinismo, la causa del totalitarismo.
La destra ama l’Italia, la sinistra è esterofila: ama gli altri, prende le cotte per il sistema anglosassone, prima per la Russia comunista, al momento per gli Usa. C’è sempre un modello estero superiore all’Italia, da copiare, imitare, mutuare; Italia eternamente denigrata, declassata.

Se la Polizia reprime e colpisce un delinquente che non si ferma al posto di blocco, il giorno dopo la notizia è che la Polizia spara o commette abuso di potere.
Se lo Stato cerca una soluzione per governare un’immigrazione arrivata a dimensioni bibliche, cacciando scafisti e venditori di uomini, la sinistra “buonista” e puritana (si indigna per il karaoke della destra), per definizione sta con i migranti (tutti dentro).
Se un italiano commette un reato, va punito, se lo commette un extracomunitario è frutto del disagio sociale e va giustificato.
Se un uomo delinque, è colpa della società. La responsabilità personale esiste solo se si tratta di persone o stereotipi riconducibili alla destra.

Se i cittadini di Milano filmano i borseggiatori rom, e a Roma lo speaker della metro avverte i cittadini della presenza di “zingari” in procinto di rubare, lo speaker viene colpito da un provvedimento disciplinare (non si usa la parola zingaro), e un’assessora dem che non vogliamo nemmeno citare, parla di violazione della libertà, della privacy del delinquente, di giustizia “fai da te” (e non di legittima denuncia, segnale di avvertimento pubblico, autotutela civica) e di squadrismo mediatico.

Se la Ue ci sottrae la “sovranità statale” (finita da un pezzo. Quando lo Stato non batte più moneta, non è più padrone della sua economia, scippata dalle privatizzazioni gestite dalle multinazionali; quando lo Stato non è più padrone delle fonti energetiche, delle infrastrutture, che razza di sovranità è?), o ci sottrae la “sovranità individuale” (l’obbligo della macchina elettrica, della casa verde, della città verde), la sinistra sta ovviamente con Bruxelles e non con gli interessi degli italiani.

Per concludere: riteniamo che oltre ai danni del comunismo culturale, ci siano anche i danni del ’68. Tradotto: la liberazione e l’odio per ogni forma di autorità naturale (il padre, la religione, la famiglia, l’identità sessuale), l’odio e il pregiudizio contro il merito, la selezione, con l’aggiunta dell’invidia sociale, molla della lotta di classe.
Col risultato che ci troviamo a vivere dentro una società decadente, decaduta, debole, eterodiretta, con a capo le nuove élite, le nuove autorità, appunto di sinistra.