È quasi comico, se non drammatico, assistere alla comunicazione universale della sinistra. In Usa come in Italia. Sembra che le centrali mediatico-ideologiche siano non solo strettamente collegate, ma proprio le stesse.
Uguali sono gli slogan, uguali le posture, le dichiarazioni, le interpretazioni, l’allarme, le parole-chiave, il gridare contro il nemico, le tattiche, le strategie.

Letta, sbagliando totalmente campagna elettorale (la fotografia di una società e di un sentiment, che evidentemente, dati alla mano, le consultazioni del 25 settembre hanno sonoramente smentito), ha continuamente parlato di pericolo fascista, di emergenza democratica e di libertà da riaffermare. Quella libertà che allegramente, lui, Calenda, Conte, Speranza e compagni, hanno negato durante il lockdown e col Green Pass, comprimendo quasi azzerando, i diritti costituzionali.

E Biden? Pure negli Usa lo spartito è stato “made in Pd”: “E’ a rischio la democrazia”. A Trump, come alla destra, si nega, infatti, la dignità politica, culturale, economica di essere un antagonista, un’alternativa legittima, democratica; di essere altro; in soldoni, un semplice avversario nella dialettica parlamentare.
Invece, solo un nemico da etichettare, abbattere, emarginare, demonizzare.
Una dittatura lessicale e culturale nel nome del pensiero unico liberal e radical, prendendo a pretesto la protesta dei repubblicani nei confronti dei presunti brogli alle scorse presidenziali.
Un mantra ossessivo e scientificamente reiterato a 360 gradi. Ricordiamolo: dopo il verdetto sfavorevole delle urne, non vince mai la destra, ma perde la sinistra; non è un voto espressione di una diversa concezione della società, della famiglia, della vita, dell’economia, delle istituzioni, ma un mero voto di protesta, di pancia, tanto per relativizzare e banalizzare un flop.

E la musica non è cambiata nemmeno a proposito delle elezioni del mid-term di martedì notte.
Prima si occupano pagine e pagine dei giornali, tutte le tv al grido che “arriva l’onda rossa”, ossia la spallata conservatrice dei repubblicani.
Poi, quando questi prevalgono e non sbaragliano, l’impressione che si ha è che in realtà abbiano perso. Invece hanno vinto.
Guardate a che punto i titoli dei media internazionali sono andati in fotocopia: “Repubblicani verso maggioranza, ma Biden regge l’onda”. Tradotto, lenta progressione dei repubblicani, ma Biden resiste: “Distacco minore rispetto al previsto”.

Fake news ideologiche che mascherano la realtà: vittoria netta dei repubblicani alla Camera (i democratici perdono la maggioranza), e Senato in bilico. Forse la vittoria andrà al partito che avrà conquistato un seggio in più. E comunque vada, chiunque lo otterrà, l’altro contendente sarà sempre aggrappato a un filo per garantirsi la stabilità e una flebile quanto debole governabilità.

Morale, come si fanno a scrivere falsità del genere? Bene che va il presidente dem farà l’anatra zoppa, quindi le sue politiche, le sue scelte saranno dimezzate, come già è dimezzato il suo ruolo, il suo prestigio e la sua leadership.
E a proposito di politiche, l’oscillazione degli equilibri non è e non sarà una cosa da poco. Da una parte il laicismo, l’atlantismo viscerale, la moltiplicazione delle armi all’Ucraina, dall’altra, l’aborto, un atlantismo moderato, più attento alle dinamiche multipolari e la riduzione delle armi a Kiev.

Dulcis, in fundo, ultima, disperata tecnica di comunicazione sinistra per compaginare i giochi: ridicolizzare ancora una volta Trump (“non essendoci stata l’onda lunga rossa, avrebbe avuto uno dei suoi ricorrenti e abituali scatti d’ira, dicendo che i candidati sarebbero stati non all’altezza), nominando d’ufficio addirittura il suo sostituto per il futuro: Il giovane astro nascente DeSantis.
Un trucco trito e ritrito: si usa un personaggio per distruggere il vero nemico (tutti con Fini per colpire Berlusconi, tutti a suo tempo con la Meloni per colpire Salvini): cassato, sconfitto il nemico, il personaggio pompato dai media sparisce nel nulla.