Fabio Torriero, docente di comunicazione politica, commenta le ultime mosse della segretaria del Pd, Elly Schlein.

di Francesco Curridoni

“Credo che ormai, dopo le recenti amministrative, la Schlein cominci a temere il non effetto-Schlein”. Fabio Torriero, docente di comunicazione politica presso la Lumsa di Roma, commenta così la scelta della segretaria del Pd di incontrare in Molise il leader del M5S, Giuseppe Conte, solo per un fugace caffè anziché chiudere insieme la campagna elettorale per le elezioni Regionali che si terranno questo fine settimana.

Non le sembra una mossa che ha il sapore della retromarcia?

“Pare più una presa di distanza rispetto a chi di fatto ha scelto Gravina. Del resto, le poche vittorie della sinistra si sono avute quando i candidati hanno rinunciato ad invitare i leader nazionali; si pensi a come hanno condotto le campagne elettorali i vari Bonaccini, lo stesso Possamai”.

Anche la comparsata della Schlein alla manifestazione del M5S ha destato molto scandalo. La segretaria ha gestito male la vicenda dal punto di vista della comunicazione?

“Anche se la Schlein insiste nel ribadire che nella cabina di comando ci sta e intende rimanerci, sembra si dimentichi che lei è stata scelta dalla sinistra dei gazebo e non dal partito-apparato, dal partito-struttura dei circoli e degli iscritti che come noto, hanno preferito Bonaccini. Un partito famoso per divorare ripetutamente come Crono i suoi figli-segretari. A livello di comunicazione, presentandosi in una piazza esterna, competitiva, senza aver concordato modalità, eventuale intervento, meno che mai immaginato la presenza funesta di Grillo, ha pensato di sovrapporre il suo partito a quello di Conte, rappresentando plasticamente quell’alleanza che lei chiama unità tematica. Ma dai risultati, dalle polemiche circa le Brigate col passamontagna e le reazioni incassate durante la direzione, direi che ha fallito”.

Perché PD e M5s hanno così tanta difficoltà a creare un’alleanza strutturale?

“È un problema, oltre che di caste, di sintesi politica. Che costringerebbe la Schlein a smentire sé stessa. Già non riesce a mediare col partito su argomenti come l’utero in affitto, gli inceneritori, le armi all’Ucraina, la riforma della giustizia, figuriamoci se lavorasse per giungere a ulteriori compromessi. L’impressione che ha dato pure nella direzione nazionale è che dietro una virulenza delle parole si nasconda una strategia molto veltroniana: il ma anche. Ovviamente per salvare capra e cavoli; capra segreteria e cavoli partito. E poi, non dimentichiamo la legge della vampirizzazione. Se il Pd diventa fotocopia dei grillini, meglio l’originale”.

La Schlein, per attaccare il governo sui migranti, cavalca una polemica nata sui social. Non siamo di fronte a una comunicazione un po’ populista?

“La polemica social sui migranti riflette una scelta ben precisa, fatta a tavolino. Non lasciare spazio mediatico alla Meloni. Porsi in modo speculare, altrettanto tosto, grintoso, nella fotografia fisica bipolare di modelli incompatibili di società, Stato, economia, fisco, famiglia, diritti. Se la Meloni esprime una postura istituzionale, nazional-popolare, lei si contrappone in modo barricadero, anni Settanta, movimentista, ritenendo che ci sia un paese reale superiore al Palazzo. È qui che sbaglia. Se i cittadini hanno votato per il centro-destra alle elezioni sia politiche che amministrative, vuol dire che il perimetro valoriale che incarna la Schlein è minoritario. Ragion per cui la destra non deve farsi dettare l’agenda culturale dalla sinistra. Detto questo Meloni e la Schlein sono entrambe dentro la categoria del populismo mediatico a cui io non do una connotazione negativa. È una comunicazione che va diretta alla gente e semplifica il linguaggio politico”.

Nel corso della Direzione nazionale, la segreteria del PD ha fatto vari riferimenti musicali. È il tentativo di attirare a sé i voti dei giovani?

“Il vezzo giovanilista di citare cantanti e testi musicali è un vizio antico della sinistra, appunto da anni Settanta. Non mi meraviglia che ora sia stato ripreso. Se possiamo fare un affresco della segreteria Schlein è un’antropologia da centri sociali, rivestiti di Ztl. Della serie, Che Guevara insieme al diritto al lusso, all’eleganza, ai colori”.

Anche la promessa di un’estate di mobilitazioni ha questo scopo? Intercettare il voto dei giovani astensionisti, magari frequentatori dei centri sociali e fan di Greta etc…?

“Primavere militanti, estate militanti, ancora e sempre il lessico tradizionale della sinistra. Come se dall’altra parte ci fossero politici e partiti congelati. Sarà un’altra operazione mediatica, come ha detto il suo più stretto collaboratore Furfaro, mirata al neo-diritto alla felicità, ultima declinazione dei diritti sociali, un tempo Dna della sinistra, diventati da decenni diritti civili 360 gradi. Penso che l’estate militante della Schlein finirà con parecchi colpi di sole”.