Lasciamo per un attimo la solita ruffiana narrazione dei media, mirati a valorizzare unicamente il “ruolo” di Macron, nel fermare la presunta follia di Trump. Addirittura, uno dei nostri più blasonati giornaloni ha esaltato la strategia a tenaglia di Francia e Inghilterra, denominata “bastone e carota”, per mettere all’angolo il tycoon (verbo usato, “convincerlo a cambiare idea”).
E lasciamo perdere il festival dei sorrisi, degli sguardi ammiccanti tra i due, nel florilegio di parole diplomatiche e grottesche.
La verità è che alla Casa Bianca c’è stato un sovrano senza corona e scettro, in grande difficoltà interna, e c’è stato un sovrano con la corona e lo scettro, in grado di prendere in giro l’altro e di decidere sul serio (pur non dichiarandolo ufficialmente).
Da un lato, un Macron che spera di ritagliarsi una funzione “aurea”, guidando un’Europa suicida e inutile. Capace solo di parlare di grilli a tavola, di green, di Lgbtq, e varare politiche belliciste, da guerra fredda anticomunista.
E se abbiamo capito, dall’altro lato, Trump lascerà Bruxelles per terra, dopo aver giocato di sponda e aver fatto una melina, come gli imprenditori abituati alle decisioni aziendali e di getto, sanno fare.
Basta decodificare i messaggi dei due, andando oltre i comunicati stampa redatti per convenienza. Una specie di “fuorionda” per noi occidentali e italiani.
Tutti e due, durante l’incontro di ieri, hanno enfatizzato la parola più sputtanata del mondo da quando è cominciata la guerra in Ucraina. “Una pace bella, duratura, grazie a persone per bene” (frase di Trump), e “da chi è dalla parte giusta della storia” (frase di Macron), con l’ovvia premessa di un immediato cessate il fuoco.
Ma nessuno degli interlocutori ha chiarito come. Il presidente francese vuole una forza militare di interposizione; il tyconn ha ribadito che il materiale umano sarà costituito dagli europei.
Anzi vuole i soldi. E su questo, c’è stata una singolare disputa in merito alle risorse economiche impiegate in questi tre anni, a suon di annunci e di correzioni reciproche.
Trump inoltre, vuole acquistare le terre rare, per rinvigorire l’economia americana. Macron vuole partecipare alla spartizione (e poi parlano di valori e di libertà).
E ancora: Macron pretende la salvaguardia della sovranità ucraina. Domanda che nessuno ha avuto il coraggio di fare (Macron ha paura, Trump invece, già sa dove andrà a parare): il Donbass, la Crimea, resteranno alla Russia? Ergo, la sovranità ucraina non esiste più.
Macron, infine, è tornato sulle cause della guerra (colpa di Putin). Trump ha fatto finta di condividere. Ma la sera stessa ha votato con la Russia in senso contrario.
Ecco cosa è accaduto: il Consiglio di Sicurezza Onu ha approvato una risoluzione presentata dagli stessi Stati Uniti che hanno chiesto la “rapida fine della guerra”, paradossalmente senza fare alcun cenno alla Russia come aggressore.
Il testo è stato adottato con dieci voti a favore, nessuno contrario e cinque astenuti (Slovenia, Grecia, Danimarca, oltre a Francia e Gran Bretagna), mentre Russia e Usa si sono trovati per una volta sullo stesso fronte assieme alla Cina. Dopo il suo incontro con Donald Trump, il presidente francese Emmanuel Macron ha detto a Fox News che “la tregua in Ucraina potrebbe essere raggiunta tra qualche settimana”. C’è qualcosa che non quadra.
I media e i partiti asserviti italiani hanno parlato di brutta figura di un Trump, palesemente menzognero e inaffidabile. Ma Macron, che avrebbe dovuto capeggiare il fronte della verità, perché si è astenuto, dando di fatto ragione al presidente americano circa le vere cause della guerra (la violazione degli accordi di Minsk, quindi la colpa di Zelensky)?
Morale, l’Onu non esiste più, come la Ue. E il corso degli eventi sarà deciso dalla Casa Bianca (e Macron l’ha “intuito”). Gli europei, se continueranno a ipotizzare armi e mobilitazioni militari, si troveranno da soli.
Concludendo, il summit, a conti fatti, è stato una farsa, una supercazzola utile al gioco delle parti. Con l’unica scelta reale: il futuro e il destino di Zelensky. Se dovesse essere disarcionato da cavallo (dopo aver combattuto, con 500mila tra morti e feriti ucraini), ha ammesso per primo che è disposto a perdere lembi del suo territorio e a dimettersi per la pace (anche perché gli hanno imposto le elezioni, che quasi sicuramente perderà).
E per lui è pronto un esilio dorato proprio in Francia. Forse l’unico accordo di ieri tra Macron e Trump.