Appena qualche esponente della destra, o del mondo conservatore, cattolico o comunque ancora libero, tenta di affrontare argomenti correnti con parole diverse, non in linea cioè, col politicamente corretto, col pensiero unico laicista (che decide la storia, ciò che è giusto, gli amici, i nemici, il bene e il male), scatta subito la scomunica religiosa, modalità “processo di Norimberga”, da parte dei media ufficiali, della cultura e della politica, specialmente di sinistra.
Ecco le principali parole del 2023, oggetto di scontro e di condanna senza appello:
– ABORTO. Guai a ricordare che la legge 194 mette al centro non il diritto di abortire, sinonimo di modernità, ma l’interruzione di gravidanza. Ergo, al centro non c’è la donna, ma il nascituro che viene soppresso. E guai a dire che la stessa legge contempla pure una parte dissuasiva, nonché il l’obiezione di coscienza dei medici, che non è un diritto di serie b.
– MATERNITÀ. Per carità, mai affermare in occasioni pubbliche che la donna ha come dono naturale quello di mettere al mondo dei figli, e che tale scelta può essere una missione, insieme ovviamente ad altre missioni (lavoro, passioni civili etc). Ne sa qualcosa la senatrice di Fdi Lavinia Mennuni, rea di aver posto direttamente il problema. Un’idea assolutamente normale che per la sinistra è diventata “da Medioevo”. Quindi, in soldoni, la vita è Medioevo e la morte è modernità. Viva il Medioevo, ulteriore parola vietata.
– VITA. Altra declinazione dell’attuale cultura di morte. Si gioisce a sinistra quando le persone stanche delle sofferenze fisiche si tolgono la vita o vengono aiutate a farlo (eutanasia). Mai nessuno che affronti problematiche come la vicinanza al malato o l’efficacia delle cure palliative. Indi Gregory, come tanti altri, inguaribili ma non incurabili, è stato interpellato circa il suo destino? I suoi genitori hanno potuto decidere in autonomia, scegliere, sperare in una possibilità alternativa (il nostro ospedale Bambin Gesù, terapie sperimentali)? Se si accetta tale principio fra un po’ saranno eliminati tutti i disabili. Tradotto: nel nome di una vita ideologicamente dignitosa, decisa dai medici e dai giudici, si uccide. Come Robespierre: ha ucciso per il bene della società, ghigliottinando gli avversari per conto della triade “Liberté-Egalité-Fraternité”.
– FAMIGLIA NATURALE. L’imperativo categorico laicista nella comunicazione e nella politica è ripetere all’infinito la parola “famiglia tradizionale”. Concetto-trappola che evidenzia solo una realtà drogata e deformata: la presunta molto virtuale contrapposizione tra una “famiglia del passato”, arcaica e patriarcale e una “famiglia arcobaleno” moderna. Anche qui: peccato che la Costituzione tanto citata quando conviene e tanto ignorata quanto non conviene, ci offra lo schema giusto e la verità: c’è solo una famiglia stabilita dall’ordinamento, quella “naturale”, secondo la Carta (articolo 29: la Repubblica non definisce la famiglia, ma la riconosce come società naturale, basata sul matrimonio tra coniugi, preesistente all’impianto giuridico statuale). Mentre l’altra realtà sono le “formazioni sociali” (le unioni civili). Solo questo è lo schema: famiglia naturale vs formazioni sociali. Punto e basta. Il resto non esiste.
– RESPINGIMENTI. Guai a parlare di blocco navale, respingimenti, repressione dell’immigrazione clandestina; si diventa immediatamente ostaggio psicologico dei tanti “professionisti dell’umanità” in circolazione.
– ETNO-SOSTITUZIONE. Il ministro Lollobrigida non ha mai avuto torto. È molto semplice: se non si fanno figli, l’arrivo massiccio di migranti con una forte identità religiosa, in primis islamici, è destinato a creare un gravissimo problema culturale di integrazione, tra quella compatibile e quella incompatibile con i nostri valori di fondo. Legalità e omogeneità culturale marciano di pari passo.
– COSTITUZIONE NON ANTIFASCISTA. Anche se la storiografia seria ha superato certi luoghi comuni e certe strumentalizzazioni, la storia usata come clava ideologica contro gli avversari politici, resiste eccome. Quest’anno col governo di destra, guarda caso, ad esempio è diventata una bestemmia affermare che i comunisti hanno dato un forte contributo alla liberazione dal nazi-fascismo, non in nome della libertà e della sovranità nazionale, ma (in buona fede) nel nome di un’altra dittatura (il comunismo), e cedendo (i Gappisti del Nord-Est) pezzi della nostra sovranità a Tito. Ed è diventa una bestemmia ricordare che non tutti gli antifascisti, come gli anticomunisti sono stati e sono ora democratici, o che la Costituzione, pur parto delle forze antifasciste (cattolici, liberali e monarchici compresi), non parla di antifascismo, ma semmai, sintetizzando lo spirito dei suoi articoli, di antitotalitarismo. Ne consegue che oggi è pertanto, stucchevole e pretestuoso fossilizzarsi sull’antifascismo e sull’anticomunismo, non essendoci più né il fascismo, né il comunismo.
– VACCINI PERICOLOSI. Quando muore improvvisamente un giovane, un atleta, o gente che stava bene, o di fronte ai numeri imprevisti ed esponenziali dei tumori-turbo, nessuno che faccia mai la domanda delle domande (insieme ovviamente alle altre domande): ma sarà anche colpa del vaccino, della famosa proteina Spike?
– IL CLIMA NON CAMBIA. Guai a dire che l’estate scorsa ha fatto ugualmente caldo e che i cambiamenti ci sono sempre stati; si diventa automaticamente negazionisti climatici.
– L’UCRAINA E ISRAELE HANNO TORTO?. Altro tabù: affrontare il tema delle due guerre privilegiando la complessità e non la semplificazione che si presta a ogni propaganda. Della serie, la guerra nel Donbas è cominciata prima dell’aggressione russa e che la Nato ha fatto le sue illegittime guerre (con morti civili e numerosissimi bambini) sia ad Est, sia in Oriente. E della serie che ora Israele sta compiendo una vendetta atroce e spietata, violando il diritto internazionale e non una giusta reazione all’attacco terroristico di Hamas.
– GAY E NORMALITÀ. Ultimo dogma intoccabile di fronte ad una moda inconfutabile e arrogante: la normalità. In questo il generale Vannacci ha avuto il merito di rimettere al centro il concetto di identità collettiva di una nazione che nel caso italiano non demonizza i gay, ma nemmeno può accettare una loro egemonia culturale e ideologica come se fossero la maggioranza del paese. E a proposito di normalità, è utile rammentare che proprio D’Alema in un suo slogan elettorale propose l’avvento di una “Italia normale”. E le stesse femministe hanno sempre rivendicato la tutela della diversità (delle donne). Se ci si considera diversi, lo si fa rispetto a una normalità. In soldoni: se la normalità è sostenuta dalla sinistra è legittima, se lo fa la destra è mera e odiosa discriminazione.