Adesso tutti contro Nicola Fratoianni, leader di Verdi-Sinistra unita. A cominciare dal suo partito: con una lettera alcuni dirigenti gli hanno chiesto di assumersi la responsabilità per la scelta che ha fatto in vista delle elezioni del 25 settembre.

Quando ci si atteggia a fare i moralisti, i puri, i perfetti, i rappresentanti ufficiali, i professionisti dell’umanità, della democrazia, dell’accoglienza, del buono e giusto, del progresso, c’è sempre qualcuno più puro che ti epura.
Esattamente ciò che capitò a Robespierre ghigliottinato pure lui, dopo il suo Terrore, nel nome di liberté-egalité-fraternité.
Fratoianni, dunque, “non poteva non sapere”: lo stesso teorema applicato ideologicamente e ossessivamente a Silvio Berlusconi per decenni.

Come Aboubakar Soumahoro “non poteva non sapere” ciò che accadeva dentro le sue mura: la moglie e la suocera titolari di una Coop-rosé ben finanziata dal pubblico, nel mirino della giustizia con l’accusa di non essere state corrette con i loro dipendenti (migranti). Cioè, di non aver corrisposto gli stipendi.
Un’opacità che la dice lunga sul business dell’immigrazione e sulla retorica da parte di chi ci lavora, protagonisti mediatici compresi.
Sì, perché qui si parla di mediaticità: lo schema che la sinistra moderata e radicale utilizza scientificamente per riempire le liste elettorali, spesso solo a corredo periferico rispetto agli eletti sicuri che vengono piazzati in collegi favorevoli.

Naturalmente anche per Soumahoro vale il principio che non esiste il reato di cognome (per moglie e suocera poi, c’è la presunzione di innocenza), ma un po’ di vigilanza privata poteva farla, anziché appellarsi (di fronte alla domanda di Formigli sulle borse costosissime della moglie) al “diritto all’eleganza”. Evidentemente un nuovo diritto della sinistra, dopo quelli civili, sociali, che conferma l’evoluzione edonista dell’ex mondo degli ultimi.

Soumahoro è frutto delle fotografie ideologiche della sinistra. Prima del voto i capi fanno un sondaggio interno sui personaggi più popolari espressione del target. Ed è così che escono dal cilindro, volontari, professori, intellettuali, giornalisti, imprenditori, esponenti del volontariato, dell’associazionismo etc.
E il parlamentare di “Verdi-Sinistra unita” ben figurava tra queste figurine.

Ma la cosa divertente, è che qualcuno ha pensato, sempre mediaticamente, di candidarlo addirittura per le primarie-dem. Un altro casting, quello del Pd, leggermente più serio di Verdi-Sinistra unita. Magari si aggrappa ai papi stranieri (l’ultimo Elly Schlein), in aggiunta al “partito dei sindaci e dei governatori” (Bonaccini, Nardella, Ricci), ma la tentazione di fotografare la società civile vista da sinistra, è forte. Da anni.
Ben inteso, se un personaggio mediatico è anche competente, va bene, ma se è solo mediatico pollice verso.

Dal punto di vista della comunicazione, un consiglio: poiché dopo Piazza Pulita e Non è L’Arena, Soumahoro sarà ospite di altre trasmissioni: eviti la “sindrome di Caino”: quel piagnucoloso vittimismo che formalmente sembra subire, ma che in realtà uccide. Per cui i carnefici diventano automaticamente i giornalisti e i politici che si stanno occupando della sua vicenda, e lui il “povero negro”.
Domanda: si è autosospeso, quindi? I soldi li prende ugualmente?