17 aprile 2024. Cronaca di un giorno di ordinaria e struggente bellezza.

Mi trovo a Roma, in Campidoglio, presso la Sala Giulio Cesare.
Sono stato convocato dal sindaco Gualtieri, in qualità di erede, per ricevere un attestato e una medaglia commemorativa in memoria di mio nonno Quinto Sturmann, uno dei rastrellati del Quadraro.

E’ un pomeriggio plumbeo, prima c’è stato il sole poi, all’improvviso, il tempo è cambiato drasticamente ed è arrivata la tipica pioggia primaverile, insieme ad un insopportabile freddo.
Esattamente come quei documentari storici che rievocano in bianco e nero i drammi collettivi e individuali, facendoci rivivere pure nelle sensazioni, le giornate grigie, plumbee, simbolo di dolore, morte, solitudine e povertà.

Quelle stesse ore di morte, dolore, sopraffazione, violenza, che hanno vissuto circa i 750 romani in quella terribile giornata, il 17 aprile del 1944, quando quel quartiere allora ultraperiferico, famoso per essere un luogo ingovernabile e ribelle per gli occupanti tedeschi, meritava una lezione (fu chiamata Operazione Balena), specialmente dopo l’uccisione da parte di due partigiani Giovanni Ricci e Franco Basilotta a cui si era unito Giuseppe Albano, il Gobbo del Quarticciolo, di tre militari della Wehrmacht.

E come tristemente noto, le regole spietate della guerra, prevedono la vendetta: dopo un attentato c’è sempre una inevitabile e sanguinosa rappresaglia (come dopo l’attentato di via Rasella).

Tra i rastrellati di quel giorno, concentrati nel campo di Fossoli prima, e poi spediti in Germania, c’era appunto, mio nonno Quinto, musicista, il quale aveva seguìto in Francia l’orchestra diretta dal maestro Toscanini, fascista della prima ora, successivamente entrato in rotta di collisione col regime.

Mio nonno, in Francia si unì tra l’altro, con Charlotte, mia nonna, concependo mia madre Arlette. Caduto il fascismo (dopo l’8 settembre 1943), con la famiglia raggiunse il fratello Angelino, che abitava proprio al Quadraro, in via dei Mamili 3. Nella Roma occupata dai tedeschi.

Il giorno in cui fu catturato dai nazi-fascisti, stava prendendo il tram per andare al lavoro.
Poi, le sue vicende personali appartengono alla mera e zoppicante narrazione famigliare: dicendo di essere un falegname (il mestiere del fratello Angelino), e per il cognome dalle chiare ascendenze austro-tedesche (Sturmann vuol dire “uomo tempesta”), finì nel campo di lavoro di Lauterberg, tessera numero 1.655, e non di sterminio, subendo comunque ogni tipo di vessazione morale e fisica.Con la liberazione stette qualche mese in ospedale a Merano (riteniamo abbia avuto problemi polmonari), e poi tornò definitivamente a Roma (pesava 49 chili).
Debilitato fisicamente è morto nel 1959, un anno dopo la mia nascita.

Un grazie quindi, al Sindaco e all’amministrazione capitolina che ha voluto ricordare questo evento, l’80° anniversario del rastrellamento del Quadraro, andando oltre le consuete cerimonie commemorative, con l’intitolazione di una strada ai Deportati del Quadraro e con il momento solenne di ricordo e raccoglimento in Aula Giulio Cesare.

Condivido assolutamente l’appello del sindaco Gualtieri e dell’assessore Gotor, per la condivisione della memoria di quello che è stato uno dei momenti più cupi della storia di Roma durante l’occupazione nazista, nel nome della pacificazione nazionale.

Ma bisogna pure ricordare che le guerre non sono solo il frutto di scelte consapevoli, posture ideologiche, strategie politiche, economiche, militari, ma sono anche drammi vissuti dagli “eroi inconsapevoli”. Cittadini non schierati, che hanno comunque subìto le tragiche conseguenze di decisioni prese dall’alto.

E mio nonno, è stato proprio questo: un eroe inconsapevole, la vittima di uno spietato gioco passato sulla sua testa, come sulla testa di centinaia di migliaia di altri uomini e di altre donne.

E in proposito, un grazie particolare va all’opera indefessa, puntuale e certosina, di un grande studioso, come il professore Pierluigi Amen, che da almeno un decennio sta lavorando alacremente alla ricostruzione libera e scientifica del rastrellamento del Quadraro.

Un episodio tra i tanti, che fino a ieri non era stato letto e ricordato, dalla politica e dalle Istituzioni, con la dovuta attenzione ed obiettività.

In questo giorno in Campidoglio, Amen ha ottenuto all’unanimità il giusto riconoscimento per la sua passione e l’impegno dedicati alla ricerca e alla ricomposizione paziente di memorie familiari non facili, patrimonio non solo dei privati, ma della nostra comunità nazionale.