Concordiamo con l’editoriale-appello di Massimo Franco dalle colonne del Corriere della sera: bisogna uscire dalla logica del ring. Anche perché il clima del momento è ormai definitivamente all’insegna degli anni Settanta (versione retorica).

D’altra parte c’era da aspettarselo. Dopo una donna, che si è fatta da sola (Giorgia Meloni), esprimendo idee in controtendenza rispetto al mainstream, che ha vanificato decenni e decenni di lotte femministe, era ovvio che come contraltare fosse scelta la Schlein (è la regola mediatica imperativa); neo-segretaria dem uguale (grintosa, tosta, ideologica), e contraria (laicista, filo-Lgbt, globalista, ecologista).
Proviamo a immaginare, infatti, che comunicazione asimmetrica sarebbe stata quella di Bonaccini contro la premier, sul piano della stessa rappresentazione fisica e politica.

Quindi, “donna contro donna” e come logica conseguenza, bipolarismo muscolare “destra vs sinistra”, nonostante Palazzo Chigi si stia impegnando a veicolare a 360 gradi una narrazione moderata, rassicurante, spesso giustificatoria e spesso balbettante.

Un andazzo (il bipolarismo muscolare) che si è tradotto nella scomparsa del “centro”, dei moderati, dei razionali, a livello di visibilità e centralità delle cronache.
Se non ci fosse stato un governo di destra, i giovani colpevolmente silenti durante il lock down, quando le libertà costituzionali venivano compresse e limitate; stranamente passivi di fronte al riarmo universale per garantire la pace in Ucraina, avrebbero mai ripreso improvvisamente smalto e ardore giacobino, reiterando gli scontri degli anni di piombo, rispolverando temi, frasi, slogan che pensavamo seppelliti per sempre, tipo “uccidere un fascista non è reato; il compagno Tito ce l’ha insegnato, ogni fascista preso va infoibato”?
E poi parlano di “pericolo fascista”, presidi fiorentine comprese, pure loro di nuovo nell’agone politico, impegnate e militanti, in perfetta adesione con le loro madri sessantottine o settantottine (è il vulnus della scuola pubblica).

E i panel tv? Da Dimartedì a Piazza Pulita, è un continuo processo di Norimberga contro il centro-destra.
Un chiedere meccanico le dimissioni a giorni alterni, che come ha detto la Meloni, “non fa più nemmeno notizia”.

Si può essere d’accordo con Massimo Franco, ad esempio, sulla scelta tardiva del governo di organizzare il prossimo Consiglio dei Ministri a Cutro, dedicato all’immigrazione e alle misure da intraprendere, ma demonizzare il ministro Matteo Piantedosi, è assoluta malafede.
Anche nella sua informativa in Aula il ministro ha confermato il suo Dna e lessico tecnico, dando appunto, spiegazioni tecniche.

Questa è la chiave per decifrare la sua presunta inopportunità e disumanità nei confronti dei morti in mare.
Gli amministratori hanno il dovere di guardare alle cose e parlare di scelte, senza eccessivo sentimentalismo.
L’enfasi emotiva fa parte dell’americanizzazione politica che porta a spettacolarizzare tutto e tutti, dolori, gioie, morti e salvataggi etc.
Il bipolarismo imposto dalla sinistra, “umanità contro cinici” è figlio della logica “bene-male”, che connota interamente il suo impianto etico-morale-culturale.
E se di “professionisti dell’umanità” non ne abbiamo bisogno, ce ne sono in abbondanza, abbiamo bisogno, invece, di professionisti del fare.